LA ROSACEA AI TEMPI DEL COVID
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LA ROSACEA AI TEMPI DEL COVID

QUANDO LA PELLE FA LA RUGGINE: I RADICALI LIBERI

Risale ormai ad oltre 10 anni fa l’articolo dei ricercatori croati del Dubrava University Hospital, che misurando stress ossidativo e capacità antiossidante nella pelle dei pazienti affetti da rosacea, dimostrarono il meccanismo ossidativo quale causa principale dei danni che questa patologia comporta nei suoi canonici quattro stadi: flushing, coupe-rose, paulo-pustole, rinofima.
I dati confermarono che nei campioni di pelle dei pazienti affetti da rosacea, il numero di cellule positive alla ferritina era significativamente superiore rispetto al gruppo controllo e la positività alla ferritina aumentava in proporzione alla gravità della rosacea. In parole povere: la carenza di antiossidanti naturali del nostro corpo (e della nostra pelle) unita all’aumento dei radicali liberi circolanti derivanti dal ferro (ferritina) sarebbe il cocktail esplosivo per le eruzioni pirotecniche (flushing) della prima fase della rosacea, ma ancor di più importanti per l’evoluzione alle fasi successive (papulosa -> pustolosa -> ipertrofica).
Noi non lo vediamo, ma il microdanno si scatena sul ferro circolante, ossidandolo (proprio come fa l’ossigeno quando forma la ruggine) e rendendolo “tossico” per le cellule del nostro viso, le più esposte al martellamento degli agenti atmosferici.

COLPA DEGLI ACARI O DELLE EMOZIONI?

Questo però non sarebbe l’unico fattore scatenante, perché nella rosacea si assiste anche ad una proliferazione dei Demodex Folliculorum, acari saprofiti (=ospiti oziosi) dei follicoli sebacei del viso, che si riproducono ad un ritmo abnorme, “intasando” i follicoli stessi ed irritandoli con le loro tossine a formare papule e pustole.
Non sappiamo con certezza cosa produca questo “sovraffollamento” di acari sulla pelle di questi pazienti, ma di certo gli ormoni sessuali e dello stress (attivatori delle ghiandole sebacee) sembrano coinvolti sia nella produzione di sebo che nella ipertrofia delle ghiandole stesse (ultimo stadio).
E come ben sappiamo questi ormoni possono crescere non solo per cause fisiche ed organiche, ma anche (e soprattutto) psicologiche ed emotive, come evidenziato dal ricchissimo studio dell’U.S.National Center for Health Statistics che analizzando 608 milioni di visite dermatologiche tra il 1995 e 2002 ha indicato che le persone con l’acne rosacea erano psicologicamente più “sensibili”.
L’analisi psicologica dei pazienti con rosacea ha dimostrato che:

  • arrossiscono più facilmente in situazioni imbarazzanti: tendenza etichettata dai vecchi dermatologi come “eritema pudico” o “delle vergini”, un tempo molto frequente nelle timide giovani adolescenti;
  • la vasodilatazione del viso dura più a lungo dopo stimoli irritativi chimici (indotti da farmaci) dimostrando una risposta riflessa “long lasting” a qualunque stimolo fisico o chimico;
  • esiste una predisposizione cinque volte maggiore alla depressione, vergogna, timidezza, paura del giudizio altrui, delle proprie pulsioni e pensieri. E le tecniche psicologiche di “rinforzo” della loro personalità hanno dimostrato di poter migliorare la dermatite parallelamente alla loro qualità di vita.

LA ROSACEA AI TEMPI DEL COVID

Avrete di certo sentito parlare dell’ormai famigerata “maskne” o acne da mascherina, che giornalisti, influencer, dermatologi, hanno più volte negato ed affermato in una altalena di pareri che hanno forse creato più confusione che chiarezza. Di certo l’uso continuato delle mascherine anti-Covid crea tra naso e bocca un microambiente artificiale caldo-umido che favorisce la proliferazione batterica, micotica e parassitaria in una zona raramente colpita da acne, ma spesso interessata dalla “dermatite periorale”, una variante della rosacea.Come questa, infatti, spesso scambiata per acne, ma come abbiamo visto pocanzi, totalmente differenti.
Proprio come la rosacea, questa dermatite si accentua in persone e momenti particolari in cui la fase “orale” soffre e la mascherina ne esaspera tale sofferenza, come un bavaglio, una museruola.
La fase orale è, in psicoanalisi, la prima fase dello sviluppo psicosessuale, in cui il piacere è derivato dalle labbra e dalla bocca, come nell’atto di succhiare il seno della madre o (in mancanza di quello) il proprio pollice.
Nella fase orale esploriamo il mondo ed il primo piacere gustativo e cognitivo avviene attraverso la bocca: il seno per bere il latte materno, il ciuccio e il biberon.
La bocca è il centro di tutte le percezioni del neonato e delle sue relazioni con il mondo, è l’organo della conoscenza, attraverso il quale impariamo a conoscere le cose, ne sentiamo la forma, la consistenza, il gusto. E’ un organo tattile che precede quello delle mani e della pelle.
Capite ora come la mascherina, il bavaglio che mettiamo al nostro primordiale piacere, possa scatenare a livello dermatologico irritazioni proprio là dove si manifesta il conflitto e a livello emotivo tensioni in persone più sensibili a questa privazione più mentale che reale.
Vanno bene le cure protettive ed eudermiche consigliate dai più, ma associamo anche attività alternative di “nutrimento emotivo” che spostino l’attenzione (e la crescita) a livello superiori con differenti gratificazioni, trasformando il passivo neonato in un giovane adulto esploratore, dimentico del ciuccio (o della mascherina) perché attratto da nuove avventure.

QUINDI CHE FARE?
Ancora una volta si evidenzia la necessità di un approccio olistico alla dermatologia, che valuti lo stato di salute globale della cliente e le cause scatenanti, le patologie dermatologiche e non.
Importantissimo contrastare l’attacco dei ben noti radicali liberi con ogni mezzo: alimentazione, stile di vita ed abitudini quotidiane, microbioma, integratori orali, ecc..
I trattamenti estetici dovranno contribuire a

  • ricaricare la quota di antiossidanti cutanei (vitamine A, C, E, ecc…) che proteggano come potenti antiruggine queste pelli reattive;
  • idratare l’epidermide con jaluronico e ripristinare il film idrolipidico cutaneo con sieri “leggeri” non occlusivi;
  • proteggere i capillari mantenendoli elastici e sempre meno “reattivi” con tonici analcolici;
  • evitare stress termici (trattamenti termoattivi), chimici (detergenti e peeling aggressivi), fisici (scrub troppo abrasivi) o shot luminosi scatenanti.
    Non ultima, l’interpretazione psicosomatica, anzi, DERMOSOMATICA del disagio organo-emozionale che “alimenta” energeticamente queste vere e proprie “eruzioni” cutanee. Emozioni di rabbia, timore, vergogna, che la persona spesso “reprime e sopprime”, ma che poi inevitabilmente affiorano in modo esuberante coi quadri clinici che ben conosciamo, non appena alcool, calore, caffè, cibi piccanti o radicali liberi “accendono la miccia”.
    Massaggi rilassanti aiuteranno la cliente a sciogliere le tensioni accumulate e trattamenti avvolgenti a recuperare il contatto con le proprie emozioni e insicurezze, lasciate libere di defluire senza esplodere.

COSA EVITARE:

• sbalzi termici e calore al viso o alla testa (docce bollenti, casco e phon della parrucchiera, sole sul capo, ecc…)
• alimenti molto speziati e piccanti, cibi poco digeribili, alcoolici
• farmaci vasodilatatori se non strettamente necessari
• l’eccessiva esposizione solare e nelle ore di punta
• cosmetici contenenti alcool, mentolo, agenti esfolianti troppo forti
• trattamenti di luce e laser in caso di rosacea grave

Non è facile evitare tutte queste situazioni; basterebbe forse ridurle gradualmente ed affrontarle in modo meno drastico, come quando si maneggiano esplosivi, evitando movimenti bruschi e scossoni che potrebbero scatenare reazioni improvvise (sia fisiche che emotive).
Mai come in questo caso varrebbe lo slogan british:

Stay calm and … care rosacea!

State tranquilli e prendetevi cura della rosacea (e di chi ne soffre)